Da una ricerca di Nomisma, gli immobili di proprietà delle pubbliche amministrazioni corrispondono a 420 milioni di mq. La maggior parte di questi sono di proprietà comunale e sono stati costruiti prima del 1991, anno dopo il quale si sono fissati i primi standard di efficienza energetica.
I comuni hanno attualmente una serie di vincoli imposti dal patto di stabilità interno che incide significativamente sulla capacità di investimento degli enti, riducendo le effettive possibilità di finanziare la messa in efficienza ed in alcuni casi anche la messa a norma degli edifici di loro proprietà.
E’ necessario trovare nuove formule ,anche contrattuali, di collaborazione con i privati, per riqualificare gli edifici pubblici. In questi ultimi anni sono nate diverse iniziative che vanno in questa direzione: il civic crow founding , consiste in micro donazioni raccolte per realizzare quello che le amministrazioni non riescono a fare per mancanza di fondi. In Italia c’è l’esempio della città della scienza di Napoli, 1.463.847 euro raccolti da 2.583 finanziatori; oppure a Bologna per il portico di San Luca ,sono stati raccolti 338.673 euro , iniziativa supportata dallo stesso Comune e promossa da un comitato di cittadini che ha coinvolto ben 7.000 sostenitori. La campagna eternit free,promossa da Legambiente, finanziava la sostituzione delle coperture in eternit, grazie all’installazione di impianti fotovoltaici che generavano reddito (conto energia) e ripagavano l’investimento, garantendo anche un piccolo margine per i comuni.
L’ultima frontiera della collaborazione pubblico privato che potrebbe rappresentare una delle formule vincenti per risanare il nostro patrimonio pubblico sono: i contratti di rendimento energetico, ne abbiamo già parlato in occasione della presentazione del lavoro svolto per Busseto. Questo strumento poco o per niente utilizzato in Italia permette di affidare lavori di efficienza energetica ad una energy service company (ESCO) e retribuirla in base ai risparmi effettivamente generati. La collaborazione con il privato funziona solo se il privato riesce ad ottenere profitto ed il pubblico fissa delle garanzie e delle tutele, in modo che i rischi dell’operazione ricadano sulla ESCO. Entrando nello specifico, se i risparmi preventivati saranno minori delle attese il rischio dovrà ricadere sulla ditta appaltatrice, mentre se saranno maggiori, i benefici dovranno essere condivisi.
Questi sono strumenti positivi, perché come nel caso del civic crowfouinding sfruttano il legame tra i cittadini e l’identità di un luogo o di un edificio, oppure nel caso dei contratti di rendimento energetico o della campagna eternit free, fanno emergere valori positivi in termini di bonifica e messa a norma degli edifici attraverso risultati economici concreti e facilmente monitorabili. Ci sono anche delle formule e degli esempi di collaborazione tra il pubblico ed il privato che hanno fatto gli interessi solo del privato, in nome di una collusione con la politica. Questi sono esempi riscontrabili in tutte le nostre città sottoforma di urbanizzazioni selvagge ed infrastrutture inutili, che hanno causato il duplice effetto: deturpare il territorio e dare discredito alla collaborazione tra pubblico privato. Dobbiamo tornare a fidarci dei privati se vogliamo rinnovare il nostro patrimonio, consapevoli che la lente dei cittadini sul loro operato e le tutele nei contratti sono la salvaguardia per il bene comune.
> Posta un commento...