Nel precedente post, “si può fare (senza incentivi)”, vi ho parlato di come la Strategia Energetica Nazionale indichi obbiettivi ambiziosi per le fonti rinnovabili elettriche e di come il fotovoltaico sia il mezzo per raggiungerli.
In questo post ho invece voluto analizzare il ruolo che la SEN ha individuato per le fonti rinnovabili termiche, meno mass-mediatiche, ma forse più importanti considerando che i consumi termici rappresentano il 45% dei consumi totali, contro il 23 % del settore elettrico.
Le fonti rinnovabili per la produzione di calore sono considerate, leggendo la SEN, come un elemento fondamentale della strategia italiana di raggiungimento degli obbiettivi europei (20-20-20), grazie, sia alla loro efficienza di costo, risultano infatti meno costose e più efficienti rispetto a quelle elettriche, sia alla loro facilità d’installazione.
Quali sono però le fonti che avranno un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obbiettivi, per intenderci il fotovoltaico delle fonti termiche? Sicuramente la biomassa ed il biogas avranno un ruolo importante, al netto dei comitati nimby, ma il ruolo da protagonista lo potrà avere la cogenerazione a gas (gas metano, biogas, ecc…). La cogenerazione a gas, pur se alimentata da un combustibile fossile, è considerata assimilabile alle fonti rinnovabili, perché permette di sfruttare completamente il potenziale energetico del combustibile, per produrre, energia elettrica e calore ed è inoltre molto più flessibile ed economica rispetto alla biomassa ed al biogas, ha raggiunto infatti una maturità tecnica tale che la rende competitiva con le tecnologie tradizionali (grid parity).
Si stanno svilluppando piccoli sistemi casalinghi di microcogenerazione, come SenerTec e prossimamente Volkswagen con il progetto Lichtblick, derivato dal Totem della Fiat (basta guardare il link ancorato alla parola FIAT per disancorarsi dall’ Italia). Questi sistemi non dobbiamo immaginarceli in ogni casa, come ci viene spesso venduto, perché così non potrà essere, a meno che ognuno di noi abbia una piscina sul terrazzo, per smaltire tutto il calore prodotto in estate. I microcogeneratori rendono quando funzionano h 24 producendo energia elettrica che può essere immessa in rete. Il problema non sussiste fino a quando c’è richiesta continua di calore in inverno ad esempio, ma si presenta d’estate, quando la richiesta di calore è legata solo ai consumi per l’acqua calda sanitaria.
Il microcogeneratore è sicuramente il futuro delle fonti rinnovabili termiche, ma però dovrà essere installato in maniera intelligente, ops volevo dire smart sia mai, per sfruttare a pieno le sue caratteristiche. Attualmente la macchina viene dimensionata e quindi installata sui fabbisogni degli edifici che hanno un grosso consumo di calore anche in estate (case di cura, palestre, ospedali, ecc..). Lo scenario più futuribile ed anche quello più auspicabile, è quello di installazioni di microgeneratori urbani o di quartiere, che siano dei nodi all’interno delle reti di teleriscaldamento, rendendo applicato il concetto di generazione distribuita.
Se vogliamo che le smart city non siano un termine effimero, dobbiamo pensare che le nostre città dovranno essere rivoluzionate nel profondo, le reti ed i nodi che ne costituiranno i fondamenti non saranno solo cablaggi e fibre ottiche, ma macchine e tubi di cui conosciamo già le fattezze e le caratteristiche, ma non ne conoscevamo le potenzialità se gestite in armonia.
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