Katara,nave di 124 metri, di proprietà dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al
Thani. L’abbiamo vista ad Antibes, era ormeggiata nel porto della
località francese. Parlando con alcune persone del posto, ci hanno raccontato
che negli ultimi due anni c’è stato un aumento delle presenze arabe, in
particolare qatariote, in costa azzurra. La particolarità del loro modo di
intendere il pernottamento, ci dicevano, è quello di ormeggiare in bella vista
i loro yacht, o meglio navi, dormire non sulla nave, ma nei migliori Hotel
della costa, stando attenti a parcheggiare le fuori serie a pochi metri dal
foyer d’ingresso.
Il Qatar è uno dei maggiori produttori di petrolio a livello
mondiale, 18^
posto, secondo l’agenzia mondiale dell’energia, ma soprattutto ha il terzo
più grande giacimento di gas naturale, dopo Iran e Russia ed è il primo
produttore mondiale di gas liquefatto. Insomma è una piccola fetta di terra che
galleggia sopra un materasso d’idrocarburi che gli permettono di avere il maggior
reddito mondiale pro-capire.
Sono partito dalle tonnellate di acciaio di Katara, perché mi ha
fatto ragionare su un tema: tutta questa ricchezza così ostentata non è frutto
di un particolare talento ad esempio nella moda, nella meccanica oppure
nell’elettronica, ma più semplicemente si fonda sullo sfruttamento di una
risorsa. Sfruttamento che non implica particolari capacità tecnologiche,
implica essere nati in un luogo, dove a certe profondità l’assetto geologico,
presenta del petrolio, per intenderci in Italia se trivelliamo a certe
profondità siamo sicuri di trovare l’acqua, in Quatar sono abbastanza sicuri di
trovare il petrolio, male che vada il gas naturale.
Scrivo queste righe consapevole della mia invidia geologica e
della mia impostazione moralistica, chiedendo preventivamente scusa ai
produttori di barche, auto di lusso, ecc, però la vista di Katara mi da sempre
maggior consapevolezza che per un riequilibrio dell’economia globale sarà
sempre più strategico dedicarsi all’efficienza energetica e cercare di rendere
sempre più competitive le fonti energetiche rinnovabili. Così facendo anche noi
potremmo creare ricchezza dall’energia, diminuendo la dipendenza da quei
territori che non riescono o solo
in parte a far ricadere il loro benessere in investimenti che creano valore
aggiunto, perché tanto, troppo, è detenuto da pochi.
> Posta un commento...