A maggio , Giuseppe Pasini, quando era presidente di FederAcciai, ammoniva il governo : “bisogna ridurre il gap del prezzo dell’energia rispetto agl’altri paesi UE, è necessario ridurre gli incentivi alle fonti rinnovabili”. Un’affermazione importante che poi ha avuto un peso nelle scelte energetiche del governo, mi riferisco ai tagli sugli incentivi del Fotovoltaico (V Conto Energia) e delle rinnovabili in genere (Decreto Rinnovabili). Quindi ha sollecitato in noi una certa curiosità e voglia di capire meglio cosa aveva fatto fino ad ora il settore siderurgico per cercare di diminuire i costi dell’energia, al netto dell’operazioni di lobbing sulle politiche energetiche nazionali.
La siderurgia in Italia consuma 17.825 Milioni di TEP, il 9% dell’energia totale (fonte FIRE). Essendo un settore energivoro, ciascun azienda è obbligata dalla legge a nominare un energy manager, con il compito di predisporre piani di efficienza energetica della propria azienda e certificare i risparmi ottenuti attraverso lo scambio di Titoli di Efficienza Energetica(Per evitare fraintendimenti, quest’ultimi non sono costi per l’azienda, ma ricavi). Da maggio 2011 a maggio 2012, sono stati certificati, dagli energy manager del settore siderurgico, 15.724 TEP di risparmio di energia (fonte AEGG), in percentuale sono stati abbassati i consumi totale di energia dello 0,09%.
Lo 0,09% è una percentuale bassa, soprattutto quando si parla del settore industriale più energivoro d’Italia e quando si lamentano costi troppo alti dell’energia. Se Pasini ha ammonito il governo, per quanto possa contare, noi ammoniamo Pasini, in quanto rappresentante di un settore che non ha fatto nulla per investire sull’efficienza energetica, una modalità ancora sconosciuta a quanto pare, che però permetterebbe di abbassare i consumi senza scomodare Ministri e Governi.
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