Vittorio Gregotti nel 1989 scriveva: “progettare un edificio semplice è diventato un problema assai complicato”. A 24 anni di distanza il problema non è più la progettazione di un edificio semplice ma la progettazione stessa. La crescita esponenziale di architetti, ingegneri e geometri ha di fatto inflazionato un mercato che fino a qualche decennio fa era un settore riservato a persone dotate di sensibilità progettuale, culturale ed artistica.
Inoltre la crisi edilizia del 2008 ha portato con sé non solo un vuoto occupazionale ma anche la sfiducia nei confronti degli architetti; la categoria da quel momento ha cercato di riconquistare la fiducia del mercato nei modi più svariati possibili, sfruttando il fattore concorrenziale in modo spietato.
Una prima risposta (?) è stata data con l’ abbattimento della tariffa minima, che una volta era il 5% del valore del progetto ma che in realtà già da tempo molti non rispettavano. In questi anni poi ho assistito ad ogni genere di offerta per i lavori più svariati: tariffe senza riferimenti, sconti del 70%, concorrenza svolta da enti pubblici in settori privati etc etc. Inutile dire che la qualità del lavoro era l’ ultima preoccupazione di queste offerte; non è sempre vera l’ equazione “prezzo basso = scarsa qualità” ma in molti casi lo è; attualmente però il prezzo basso sembra essere un’ esigenza per mantenersi a galla e ci sono molti professionisti validi che “svendono” il loro intuito e capacità per poter resistere all’ interno di un mercato impazzito.
Un esempio su tutti: tre architetti di Milano hanno fondato l’ AAA (Architetti Ambulanti Associati), collettivo di professionisti che, fuori dallo studio, si riversa nelle strade, nei centri commerciali e nelle piazze per offrire progetti a 1€/mq; quindi se sei proprietario di una casa di 80 mq da ristrutturare, AAA ti sviluppa il progetto per 80€.
L’ idea è talmente bizzarra da aver attirato anche riviste e siti del settore che hanno offerto spazi online di promozione o che comunque ne hanno parlato.
Senza togliere nulla alla buona volontà di AAA , c’è una cosa importante a mio parere da sottolineare: questo modus operandi può anche sortire l’ effetto desiderato, cioè avvicinare la gente all’ idea del progetto low-cost; allo stesso tempo però declassa la figura del progettista in modo irreparabile a mio avviso, come se la progettazione fosse un atto simile a quello dell’ assemblaggio robotico di una automobile. In realtà il progetto sta diventando sempre più specifico rispetto ai tempi passati, ci sono sempre più competenze da coinvolgere per garantire la sicurezza di un investimento impegnativo che duri nel tempo e che garantisca una rendita. Una analisi più approfondita farebbe emergere che il problema dei costi alti degli investimenti nell' edilizia non dipendono esclusivamente dalla parcella dell’ architetto ma anche dal costo della realizzazione; allora per riavvicinare le persone all’ architettura e alla progettazione non si dovrebbe agire solo rivalutando la figura dell’ architetto (o svendendola) ma fare una riflessione seria anche sul costo della manodopera, della burocrazia, degli oneri e dei materiali utilizzati.
Per questi motivi quando sento notizie come quella di AAA mi viene da pensare “venghino, signori venghino”.
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