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Ordine e Caos




Questo lunedì nel blog non parlo direttamente di progetti sostenibili ma di un argomento strettamente connesso e nel quale serve maggiore chiarezza e supporto per poter intravedere un futuro da costruire in questa professione.

Spunto di riflessione è stato il 58esimo Congresso nazionale degli ingegneri, tenutosi a Brescia. Obiettivo dell’ evento era fare il punto della situazione e scattare la fotografia del difficile passaggio che migliaia di professionisti stanno attraversando. La situazione è molto complessa e drammatica: dal ruolo dei giovani, agli effetti della riforma, passando per la formazione universitaria, i contratti di lavoro, le nuove forme di aggregazione societaria e la riorganizzazione delle piccole strutture professionali.

La crisi edilizia ha messo in ginocchio migliaia di architetti ed ingegneri, che però faticano anche a trovare una prospettiva che possa far pensare in modo positivo al futuro. Fattori come il patto di stabilità delle Pubbliche Amministrazioni o le lungaggini burocratiche contribuiscono alla sfiducia nel settore, scoraggiando anche gli investitori privati.

 Al Congresso si è parlato del caos che deve affrontare chi lavora ogni giorno a contatto con la Pa. Il presidente del Cni Armando Zambrano ha spiegato che Il problema più evidente è quello dei tempi necessari a ottenere permessi e autorizzazioni (per la Via servono 337 giorni e per il permesso di costruire 233) ma anche del fatto che «molte delle procedure puntano tutto su aspetti burocratici e poco sulla sostanza». Il modello bavarese è il riferimento per semplificare e ottimizzare i lavori edili: più interventi liberi, meno pubblica amministrazione e maggiori responsabilità ai progettisti.

Ciò che è emerso dal Congresso non può che trovare consenso tra i professionisti che ogni giorno cercano di districarsi nella babele dei procedimenti e dei rapporti con la Pa. E’ mia opinione che un ruolo importante di supporto dovrebbe svolgerlo l’ Ordine, istituto che il più delle volte invece riveste un ruolo prevalentemente burocratico. Tantissimi giovani progettisti sono spesso lasciati a loro stessi e purtroppo il mercato in cui si proiettano è privo di regole. L’ Ordine degli Architetti e Paesaggisti, da quando è iniziata la crisi nel 2008, non ha supportato sufficientemente il professionista in difficoltà, limitandosi a organizzare incontri di approfondimento o dibattiti su tematiche specifiche e poco rilevanti, invece di concentrarsi sull’ aiuto che potrebbe fornire alla categoria. In realtà percepisco sempre più forte la sensazione che il ruolo dell’ architetto stia subendo una mutazione rilevante nella sua struttura per cui l’ incertezza deriva anche da questo epocale cambiamento nel quale è facile farsi sopraffare da un sentimento di scoraggiamento e confusione. L’ Università spesso insegna un metodo avulso dalla realtà e l’ Ordine, per il quale ogni anno vengono versati i contributi, fatica a creare un dibattito costruttivo sul ruolo professionale, sui suoi mutamenti e le nuove regole che lo definiscono. Spero che nel futuro incerto che si prospetta per i prossimi anni, si riesca a sopraffare il caos e così giungere ad una riorganizzazione strutturale e funzionale della professione, col supporto di organi, enti ed istituzioni che hanno la possibilità di ridare una prospettiva di speranza.