La rivista TOPSCAPE ha recentemente affrontato il difficile momento di trasformazione e il significato di sostenibilità che la globalizzazione sta imponendo alle città contemporanee. La città infatti rappresenta l’habitat in cui si concentrano i mercati, le tecnologie, le teorie più innovative e le sperimentazioni più ardite. Di contro però la città rappresenta anche il luogo dove la crescita abnorme ha determinato l’esondazione del costruito nei territori aperti, deframmentandone i confini e sminuendo l’identità del paesaggio. Questo fenomeno ha posto in realtà le basi della non-città, un luogo difficile da governare e un habitat incerto in cui è necessario trovare un nesso logico tra il ruolo delle trasformazioni e il concetto di sostenibilità. Nei prossimi decenni le politiche di sviluppo e governo del territorio adotteranno una nuova sensibilità nei confronti del paesaggio e dei temi sociali legati ad esso, migliorando i contenuti naturalistici, l’estetica e le prestazioni ambientali. In quest’ottica si identificano due strategie principali per le non-città del domani:
- la conservazione della biodiversità;
- il recupero del patrimonio insediativo che arricchisca l’esperienza sociale attraverso attrezzature pubbliche innovative.
In realtà però si è già giunti a una fase avanzata di questo percorso. A Milano, nell’area Repubblica Garibaldi, a breve verrà realizzato “la biblioteca degli alberi”, un nuovo concetto di orto botanico che individua uno spazio in cui la conoscenza e la didattica si svela attraverso un linguaggio contemporaneo, senza abbandonare le atmosfere dei classici parchi cittadini. Il Parco Bartesaghi a Sondrio, situato tra ferrovia, il fiume Adda e le propaggini periferiche della città, invece ricostruisce un paesaggio indefinito sfruttando le caratteristiche naturali dei luoghi e l’esigenza di fruibilità dei cittadini. Invece a Twente, in Olanda, la riqualificazione del campus dell’Università fonda il suo assetto urbano sulla struttura del paesaggio e sull’uso ecologico dell’acqua, in continuità con il contesto geografico e territoriale.
Questi casi-studio dimostrano come le trasformazioni stiano già avvenendo, nel tentativo sempre più concreto di fondere l’ambiente urbano con quello naturale.
E’ bene perciò scrivere di questi fenomeni perché la consapevolezza aiuta a individuare gli elementi di controllo delle non-città di domani e delle sue trasformazioni.
> Posta un commento...