Singapore, quando fu colonizzata dagli inglesi nel 1819, era un piccolo insediamento sulla costa, attorno alla foce del Singapore River. In pochi anni, vista la sua posizione strategica, arrivò l’esigenza di un piano urbanistico che ne controllasse lo sviluppo vertiginoso; il “piano Jackson” infatti sopravvive tutt’oggi in quanto ha posto le basi per lo sviluppo residenziale, commerciale e turistico dell’isola. Dopo l’indipendenza inglese nel 1959, al motto di “quantità e rapidità”, vennero realizzate in 5 anni, a partire dal 1960, quasi 50.000 alloggi grazie a condomini a super densità abitativa. Ad oggi l’80-90% della popolazione vive in queste torri che col tempo si sono moltiplicate a ritmo esponenziale. Il rapido sviluppo di questa nazione tra le più densamente abitate al mondo ha comportato e sta ancora comportando il fenomeno chiamato “reclaiming land”: più di 100 kmq sono stati sottratti al mare e altrettanti verranno sottratti fino al 2030, con gravissime ripercussioni ambientali. Per rispondere meglio all’esigenza di convivenza tra città e ambiente sono state adottate quindi numerose misure che mirano a ripristinare la naturalità dei luoghi e di conseguenza la biodiversità una volta presente sull’isola. Per esempio:
- nell’edilizia, chi ha disboscato costruendo, dovrà ripristinare quanto abbattuto con un’integrazione di un 30% di verde in più;
- sono incentivate con bonus governativi l’efficienza energetica e tetti verdi per gli edifici;
- l’uso dell’auto è disincentivata dalla notevole dotazione di linee pubbliche di trasporto in continua espansione (è già previsto il raddoppio delle linee di metropolitana);
- la sottrazione di 173 ettari di parcellizzazione speculativa a fini residenziali per restituirli all’ambiente e creare un percorso verde che oggi è un corridoio ecologico di collegamento tra due importanti aree naturali divise da una superstrada;
- la creazione di 300 km di percorsi verdi pedonali e ciclabili che connettono spazi ricreazionali, residenze, parchi e aree naturali (e altri 150 km sono in previsione).
Insomma Singapore non si accontenta più di essere una “città-giardino” ma mira a trasformarsi in una “città in un giardino” grazie a politiche lungimiranti che ristabiliscano l’equilibrio tra città e natura.
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