Come sottolinea l’Agenzia Europea per l’Ambiente, il consumo di suolo è una pratica dannosa per l’ambiente, poiché causa trasformazioni irreversibili della risorsa suolo, elimina foreste, boschi o campi, interrompe corridoi ecologici, reduce la quantità delle aree utili alla produzione di cibo. In Italia esiste un grande problema relativo al consumo di suolo: dal 1990, ogni anno vengono utilizzati 244.000 ettari (più di 668 ettari al giorno) per realizzare nuovi edifici, infrastrutture, centri commerciali, etc. Facendo una stima, dal 1990 ad oggi, è stata consumata una quantità di suolo pari a una volta e mezza all’ estensione territoriale della regione Emilia Romagna! Qual è la ragione di questo inarrestabile consumo?
Da un lato vi sono state le spinte della speculazione edilizia e dall’ altro le casse comunali che si reggono sugli introiti provenienti dal patrimonio immobiliare esistente e dalle concessioni edilizie.
E ora che la speculazione si è fermata? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: imprese fallite, quartieri dal destino incerto e comuni coi conti in rosso. Certo, abolire l’ ICI nel 2008 non è stata una grande intuizione e il patto di stabilità ha ulteriormente messo in ginocchio le amministrazioni; queste ultime si sono trovate senza soldi per coprire la spesa corrente e senza soldi da investire in servizi o per pagare le imprese che operano sul territorio. Un effetto a catena che sta producendo la fase più incerta della nostra storia dopo la guerra….E allora quale potrebbe essere la soluzione?
Partiamo col dire che in Italia manca una perequazione fiscale che tenti di assottigliare le grosse disparità tra le città e i comuni medio piccoli (che rappresentano l’ 80% del totale). In Germania, i maggiori centri urbani sono “accorpati” a livello amministrativo con le loro conurbazioni, formando le cosiddette “Stadtstaat”(città-stato). Con questa configurazione amministrativa, possono essere gestite in modo migliore e più efficiente le normali disparità che si verificano tra centro e provincia. Negli ultimi 10 anni sono state sviluppate interessanti politiche federali in merito al consumo di suolo. L´aspetto principale è che la riduzione del consumo di suolo è tra i principi guida della pianificazione: in Germania esistono una specifica legge di tutela dei suoli (1999) e una di tutela dell´ambiente (2002), che hanno preceduto la revisione del codice urbanistico del 2004, basato sui principi di “uso parsimonioso” della risorsa suolo e sul riuso delle aree dismesse. Accanto a questa impalcatura normativa, è stata sviluppata una politica che era già stata avviata negli anni precedenti: ridurre il consumo di suolo a 30 ettari al giorno entro il 2020. Sono state avviate misure economiche e fiscali, e i risultati ci sono stati. In Germania si è passati da 129 ha/giorno nel 2000 (circa 6 volte in meno che in Italia) a 78 nel 2009, seguendo un trend che potrebbe portare al raggiungimento della soglia-obiettivo.
In Italia il ministro dell’ Agricoltura Mario Catania è riuscito a far approvare al Consiglio, il “Disegno di legge quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo”. Lo sforzo di mettere ordine in una materia molto complessa è apprezzabile; vi sono misure di incentivazione, registri per comuni virtuosi, finanziamenti ad hoc per territori in difficoltà, sanzioni e limiti per il consumo indiscriminato. I tempi per una rivoluzione culturale sono maturi.
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