Come primo post di questo blog voglio partire da lontano, dal 1973.
Il tema è quello delle pratiche urbane. Ma non si parlerà di smartphone, di cittadini interattivi e di applicazioni intelligenti.
Quello di cui voglio parlare è il guerrilla gardening. Un movimento che nasce per ribadire il diritto di ognuno a vivere ed abitare la propria città, in particolare i suoi spazi pubblici.
La prima volta che viene usato il termine guerrilla gardening è nel 1973, da parte di Liz Christy e il suo gruppo Green Guerrilla (It. Guerriglia verde), nella area di Bowery Houston a New York. Questo gruppo trasformò un derelitto lotto privato in un giardino. Dopo trent'anni questo spazio è ancora ben tenuto. Se ne prendono ancora cura alcuni volontari, ma ora gode della protezione del dipartimento parchi di New York. 1
Logo guerrilla gardening
Guerrilla gardening nel frattempo si è diffuso in tutto il mondo e i suoi sostenitori quotidianamente riportano in vita piccole porzioni di città; molto spesso gli interventi sono fatti su spazi pubblici altrimenti degradati.
Pistoia, 20/04/2012
Pistoia, 20/04/2012
Quello che ritengo sia interessante osservare di questo movimento è il fatto che è un movimento:
spontaneo
collettivo
ribadisce un diritto (alla base quello di essere cittadini e perciò abitare la città)
sancisce una verità (che la città è di tutti, è pubblica)
Tutte queste sopra elencate sono le prerogative che una pratica urbana per essere tale deve possedere.
Oggi i movimenti sono spontanei, collettivi, etc… ma si limitano in molti casi a far interagire il cittadino con uno strumento (solitamente lo smartphone) e non direttamente con la città e con chi la abita. Rimane fisso l’obiettivo finale: ri-abitare la città, ma spesso vengono dimenticate le modalità con le quali si raggiunge quell’obiettivo, delegando molte delle pratiche all’interazione virtuale. Il guerrilla gardening, forse perché nato in un’epoca precedente, poneva molta attenzione sia sull’obiettivo che sugli strumenti e i metodi impiegati.
London Guerrilla Lavender Field. Spesso le azioni sono compiute di notte e in spazi pubblici delimitati da infrastrutture.
Con questo non voglio dire che tutte le azioni contemporanee non abbiano “progettato” la metodologia con la quale ottenere gli obiettivi. Voglio solamente ricordare a tutti come sicuramente movimenti come il guerrilla gardening abbiano avuto ben presente sia i metodi che gli obiettivi.
Per approfondimenti sul guerrilla gardening:
http://www.guerrillagardening.org/
The Hogarth Meadow
Gli interventi di guerrilla gardening sono divisibili in due grandi categorie: quelli per così dire ornamentali, e quelli anche “produttivi”. Fiori vs ortaggi. In alcuni casi infatti vengono messe a dimora verdure. Questa seconda categoria prevede un diverso utilizzo dello spazio nel tempo successivo alla messa a dimora. Un orto infatti ha bisogno di molta manutenzione. Perciò vengono impiegati in situazioni nelle quali vi è la possibilità/necessità di coninvolgere la cittadinanza lì residente.
1Wikipedia, “guerrilla gardening”
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