Occupandoci di Piani di Governo del Territorio e Valutazioni Ambientali, spesso ci siamo confrontati con il tema degli allevamenti, dato che rivestono un delicato ruolo per l’equilibrio del territorio. L’allevamento “intensivo”, quello maggiormente diffuso, è una forma di allevamento che utilizza tecniche industriali e scientifiche per ottenere la massima quantità di prodotto al minimo costo, tipicamente con l'uso di macchinari e farmaci. Questa pratica è estremamente diffusa in tutti i paesi sviluppati ed è responsabile di diversi impatti ambientali, dalle emissioni in atmosfera allo smaltimento di reflui, dalla coltivazione massiccia di mangimi (il 50% del totale dei cereali prodotti è destinata al bestiame) all’utilizzo di antibiotici per la cura delle malattie veterinarie (l’Italia è il terzo maggiore utilizzatore in Europa, dopo Spagna e Germania). Ciò nonostante il sistema intensivo continua a prevalere a causa dei grandi profitti, perseguendo così apparenti successi sul breve periodo, senza prendere atto del danno a lungo termine: l’allevamento intensivo non è sostenibile.
A causa del dilagare di questo modello, nell’ultimo mezzo secolo il 30 per cento delle cascine lombarde, secondo un censimento della Coldiretti, è stato abbandonato o riconvertito ad altri usi, con il risultato che i piccoli allevamenti “estensivi” fanno fatica a sopravvivere. Una conseguenza ambientale di questo fenomeno è, per esempio, che le rondini scompaiono dalle nostre campagne: senza stalle, non trovano più il loro habitat e con le monocolture di mais, frumento e riso, si è determinata la sparizione di siepi, alberi e zone umide.
Una condizione più sostenibile degli allevamenti fortunatamente sembra si stia delineando grazie alle politiche agricole avviate dall’Unione europea e dalla nascita delle fattorie didattiche, aziende agricole impegnate nell’educazione del pubblico ed in particolare nell’accoglienza di gruppi scolastici e di giovani nell’ambito delle loro attività scolastiche ed extrascolastiche offrendo l’opportunità di conoscere l’attività agricola, il ciclo degli alimenti, la vita animale e vegetale, i mestieri ed il ruolo sociale degli agricoltori; sarà sempre più importante sostenere una produzione di cibo che sia in grado di rimettere gli animali all’aria aperta, anziché dentro capannoni, un allevamento connesso alla terra, in grado di fornire cibo più nutriente con metodi che risultano migliori sia per il territorio che per il benessere animale e umano
Cosa è un allevamento intensivo?
Le fattorie didattiche della Lombardia
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