Lo scorso aprile, dopo un tortuoso iter, è stato aggiudicato il concorso per Bari Centrale, vinto dallo studio Fuksas; il concorso prevedeva un primo premio di 50mila euro e rimborsi spesa di 20mila euro, elementi utili per indurre molti studi a partecipare alla gara. Nei giorni scorsi però il responsabile del procedimento ha inviato una lettera al team vincitore e agli altri partecipanti spiegando che «per ora il Comune non può pagare i rimborsi spesa a causa del Patto di Stabilità».
Cos’è il Patto di Stabilità? Da dove viene? Cosa impone?
Il Patto di stabilità e Crescita (PSC), detto anche "Trattato di Amsterdam", è un accordo sottoscritto nel 1997 dai paesi membri dell' Unione Europea, inerente al controllo delle rispettive politichepubbliche di bilancio. In base ad esso, gli Stati membri che hanno deciso di adottare l'euro, devono rispettare parametri relativi al bilancio dello stato, ossia:
1. un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL (che quest’ anno l’ Italia riesce a rispettare)
2. un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (l’ Italia è al 120% e se si guardano i bilanci 2011, solo Estonia, Finlandia, Lussemburgo, Slovacchia e Slovenia sono in regola)
Adesso, con la penuria di liquidità causata dalla crisi, rispettarlo sembra diventato impossibile, anche perché il PSC ha portato a un patto di stabilità interno che sta paralizzando la vita delle amministrazioni pubbliche. L'incubo delle amministrazioni locali si chiama PSI e condiziona pesantemente l'attività di regioni e comuni, chiamati a comportarsi in modo tale che lo Stato rispetti i vincoli europei. Finisce cosi che le amministrazioni comunali sono costrette a improvvisare e anche quando sono virtuose, non possono spendere. Una situazione vicina all' ingestibilità, con sofferenze per i fornitori e per i clienti, che sono poi i cittadini. Secondo recenti stime, le amministrazioni hanno nel complesso ben 35 miliardi di risorse in cassa, che sono inutilizzabili proprio a causa del patto di stabilità interno. Il prezzo più salato è comunque a carico delle aziende private che lavorano con la pubblica amministrazione (soprattutto quelle attive nel settore dell'edilizia e delle costruzioni).
I Comuni attualmente non possono pagare ben 11 miliardi di euro di debiti verso le imprese titolari di appalti pubblici, che si trovano in questo modo con l'acqua alla gola. Soltanto in Lombardia le risorse bloccate ammontano a oltre 3 miliardi di euro! Per non soffocare totalmente il settore privato, lo Stato ha recentemente permesso lo sblocco di risorse che servono a pagare i debiti “certi, liquidi ed esigibili” al 31 dicembre 2012;
Temo che lo studio Fuksas, come Greenvolts e migliaia di altri professionisti in tutto il Paese, dovrà aspettare tempi migliori per i pagamenti e nel frattempo incrociare le dita.
> Posta un commento...