Kickstarter. Se dico kickstarter tutti sanno di cosa sto parlando. Grazie alla piattaforma statunitense infatti da qualche anno la pratica del crowdfunding si è diffusa a macchia d'olio andando a finanziare progetti di vario genere. E molti di noi almeno una volta hanno pensato di finanziare quel vecchio progetto rimasto nel cassetto proprio attraverso uno di questi meccanismi di raccolta fondi. Il crowdfunding non è nient'altro che una colletta raccolta da una comunità online che finanzia progetti reali, ricevendo in cambio una ricompensa (questo è il caso di kickstarter, essendo una piattaforma reward-based).
Trattando questo blog il tema delle pratiche urbane, potremmo limitarci a parlare di crowdfunding. Molti dei progetti finanziati attraverso questo meccanismo hanno infatti ricadute dirette o indirette sul contesto urbano o sul suo utilizzo. Ma in questo post vogliamo, anche grazie all'aiuto che ci offre il saggio di Alessio Barollo e Daniela Castrataro, parlare di crowdfunding civico. Il crowdfunding civico è un meccanismo di raccolta fondi per molti versi simile agli altri meccanismi di crowdfunding. La differenza principale è costituita dal contesto di applicazione del progetto: una comunità locale circoscritta. Questo comporta l'adozione di strategie di raccolta fondi tarate su una comunità reale e sul senso di appartenenza ad un territorio. Tutto questo porta ad ottenere risultati specifici che quasi sempre vanno al di là dell'obiettivo primario del progetto. Il rafforzamento della consapevolezza del proprio ruolo civico è uno di questi.
La ragione per la quale oggi il civic crowdfunding sta tornando in auge è legata ad una sempre più ridotta capacità di spesa delle comunità locali (il crowdfunding civico non è infatti un fenomeno contemporaneo, il web 2.0 lo ha reso contemporaneo nelle modalità di comunicazione e raccolta ma la radice è antica e una pietra miliare è costituita dal finanziamento del podio della Statua della Libertà risalente al lontano 1884 [1]). Attraverso l'attivazione di questi meccanismi di finanziamento le comunità locali aggirano infatti le problematiche economiche e permettono di dare al territorio quei servizi che altrimenti non potrebbero fornire. Con la contingente attivazione di un fenomeno di sussidiarietà da non sottovalutare.
Aspetti molto interessanti da considerare sono: a) le proposte in alcuni casi (come per la piattaforma inglese spacehive)possono giungere direttamente dai cittadini -questo dimostra un approccio assolutamente bottom up-; b) il finanziamento anche in misura minima di una porzione della propria città innesca un meccanismo di consapevolezza nel cittadino che moltiplica gli effetti benefici del progetto finanziato attivando dinamiche di comunità; c) meccanismi di questo genere non lasciano alcun tipo di spazio a progetti economicamente nebulosi nella gestione. I conti devono essere limpidi e i soldi investiti chiaramente indicati e tracciabili. I garanti sono i cittadini stessi; d) permettono al cittadino di interrompere quel processo deleterio di consegna del proprio potere attraverso il sistema della delega a favore di una spiccata sussidiarietà.
A questo punto non ci sono più scusanti: le Pubbliche Amministrazioni non potranno più dire di non poter fare, di non avere gli strumenti e le risorse per poter realizzare i propri progetti. D'altro canto i cittadini non potranno più dire di non comprendere le scelte della propria Amministrazione e di sentirsi esclusi dalle logiche di trasformazione urbana.
Se vogliamo cambiare le cose possiamo farlo!
Per approfondimenti:
"Il crowdfunding civico: una proposta" saggio diAlessio Barollo eDaniela Castrataro.
http://issuu.com/alessiobarollo/docs/civic-crowdfunding
Alcune piattaforme di civic crowdfunding:
https://www.leihdeinerstadtgeld.de
http://www.citysourced.com/about
[1]Nel 1884 i francesi erano sul punto di inviare la Statua della Libertà negli Stati Uniti, ma l’American Committee aveva stanziato solo parte dei fondi necessari alla costruzione del piedistallo necessario a sostenere la costruzione. La situazione rimase in una fase di stallo fino a quando Joseph Pulitzer, magnate della stampa, mobilitò l’opinione pubblica attraverso il suo giornale, invitando i cittadini ad effettuare una sottoscrizione economica affi nché l’opera potesse essere effettuata. In 5 mesi furono raccolti 100.000 dollari provenienti da oltre 120 mila micro-donazioni, permettendo così di collocare la statua sulla baia di NY. Ma ci fu anche un altro risultato, altrettanto importante: la comunità locale iniziò a sentirsi legata in modo particolare a questo simbolo per il fatto che aveva contribuito attivamente a realizzarlo, collaborando attivamente con l’amministrazione pubblica che ne gestisce l’utilizzo (da "Il crowdfunding civico: una proposta" saggio di Alessio Barollo e Daniela Castrataro, pag.6).
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