A Milano ci abito da un pezzo. Di case ne ho girate un po'. Un unico filo rosso: la difficoltà di instaurare rapporti di vicinato. Ecco allora che non appena ho saputo di Social Street ho voluto approfondire e parlarne sul blog.
Social Street è un esperimento nato a Bologna in via Fondazza, promosso da Federico Bastiani. Federico nella vita fa il giornalista oltre che il papà. L'anno scorso si è reso conto che nonostante abitasse in quel quartiere da tre anni non conosceva nessuno e cosa ancor peggiore non aveva la possibilità di far giocare il figlio con altri bambini del quartiere. E' stato questo bisogno a far scattare l'esigenza di creare una rete di vicinato che potesse rinvigorire i rapporti tra le persone del quartiere. Federico ha deciso così di creare un gruppo Facebook e sancire la nascita del gruppo con l'affissione e la distribuzione di volantini autoprodotti. Ed è così che in pochissimo tempo il gruppo Facebook si è ampliato ed ha iniziato ad incontrarsi nel quartiere, iniziando così una condivisione tra i vari abitanti. Questa condivisione alimenta una nuova socialità di quartiere oltre che tutta una serie di pratiche di scambio di beni e servizi. Una economia di prossimità basata su una florida rete di nuove relazioni. Il modello è talmente efficace che in pochissimo tempo il format è stato replicato in molte altre città italiane (qui un linkcon le città in cui è attivo social street).
L'efficacia deriva dalla semplicità dell'obiettivo: l’obiettivo del Social Street è quello di socializzare con i vicini della propria strada di residenza al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale. Per raggiungere questo obiettivo a costi zero, ovvero senza aprire nuovi siti, o piattaforme, Il Social Street utilizza la creazione dei gruppi chiusi di Facebook (dal sito ufficiale).
Ancora una volta un'azione con finalità di utilità pubblica promossa dal basso. Sempre più il principio della sussidiarietà orizzontale sta permeando la società. E di contro sempre meno la politica si riesce ad interessare di problematiche concrete. Almeno in una cosa mi piacerebbe si impegnasse la politica (quella che dovrebbe avere la P maiuscola...): far sì che tutti possano innescare processi di questo tipo. Ma ad oggi non è possibile. Perchè? Perchè alla base di processi di partecipazione dal basso come Social Street la rete gioca un ruolo fondamentale, oltre che strutturale dal punto di vista del marketing e del coinvolgimento. E in Italia di Finanziaria in Finanziaria vengono boicottati i fondi destinati all' Agenda Digitale, strumento fondamentale per dare una svolta alla situazione di stallo in cui il nostro Paese si trova e già da tempo individuato come investimento chiave dall'UE. Concludo quindi con la speranza che tra molte infrastrutture finanziate o in via di finanziamento si trovi il modo per agevolare quella che davvero è necessaria alla crescita del Paese: la banda larga. La situazione dell'Italia in merito a penetrazione della banda larga a livello europeo è tristemente da record. Siamo infatti fanalino di coda secondo il documento della Commissione Europea redatto il 12 giugno 2013Digital Agenda Scoreboard 2013. Sono convinto che "l’accesso a interntet deve diventare un servizio pubblico, deve esserci un diritto alla connettività” esattamente come sostiene Carlo Alberto Carnevale Maffè dell’Università Bocconi nell’articolo del 1 dicembre 2013 apparso sul Sole 24 ore.
Dopotutto internet è un "dono di Dio" (Papa Francesco, 23 gennaio).
Per approfondimenti:
Sito ufficiale Social Street
Pagina facebook Social Street
https://www.facebook.com/pages/Social-street-Italia/644306475619488
Esperienze simili (e precedenti) da oltreoceano (San Francisco): Nextdoor.
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