La decisione di scrivere su questo tema implica anche la conoscenza della storia urbanistica e sociale del nostro paese. La riflessione nasce purtroppo dalla notizia del crollo di una palazzina a Palermo, in cui sono rimaste vittime 4 persone; sembrerebbe che il crollo sia stato causato da un sovralzo abusivo che non ha tenuto conto dei nuovi carichi gravanti sulla struttura portante dell’ edificio esistente. L’ abusivismo contraddistingue tutta la storia urbanistica della nostra bella Italia, paese che ha purtroppo perso molto del suo valore paesaggistico a causa delle costruzioni abusive. L’ abusivismo nuoce a molti altri aspetti della realtà: nuoce all’ economia, al paesaggio, alla cultura e al rispetto delle regole.
E allora, perché la nostra storia è così impregnata di questa usanza “barbara” e deturpatrice?
Le radici di questo fenomeno vengono da un passato prossimo, dal periodo della ricostruzione post-bellica, il famoso boom economico. Una vera e propria esplosione di nuove case che ha contraddistinto tutto il ventennio successivo alla fine del conflitto mondiale.
E’ nelle periferie della città che nasce la prima generazione dell’ abuso: con l’ esodo delle classi più povere afflitte da anni di guerra, la popolazione arriva ai margini delle grandi città per trovare casa, un riparo, un luogo in cui ricominciare a vivere degnamente. Purtroppo le istituzioni non sono reattive come la popolazione; allora era preferibile costruire una nuova casa senza permessi piuttosto che aspettare le necessarie autorizzazioni. In una sola notte nascevano case da 2/3/4 vani provvisti di copertura (la messa in opera del tetto non ne permetteva più la demolizione). In questo modo sono sorte migliaia di abitazioni in tutta Italia; senza concessioni, senza verifiche sulle strutture, senza allacci fognari ed elettrici e senza controlli sulla natura dei luoghi in cui si edificava. L’ alluvione nel messinese del 2009 è la prova che in molte luoghi si è costruito in zone ad altissimo rischio idrogeologico. (http://it.wikipedia.org/wiki/Alluvione_di_Messina_del_2009).
Dopo questa prima “ondata” ne arrivò una seconda negli anni ’70, in concomitanza con la prima grande crisi energetica del dopoguerra. Questa seconda generazione di abusivismo nasce però da ragioni diverse e da diversi attori. L’abuso edilizio di quegli anni riguarda principalmente la nuova borghesia e le seconde case; al mare o in montagna la seconda casa assicura un investimento sicuro dove far confluire il denaro guadagnato con la piccola impresa familiare o semplicemente quello in nero da riciclare. Questa nuova tipologia di abuso ha frammentato le nostre coste, sventrato colline e montagne, deturpando il paesaggio in maniera irreparabile. Sono di quegli anni termini come ecomostri o ecomafie. Basta osservare la costa sud della Sicilia, da Ragusa ad Agrigento per vedere cosa l’ abuso edilizio abbia prodotto. In nessuno dei due casi è perdonabile questo tipo di atteggiamento ma mentre il primo è nato per il bisogno della prima casa, il secondo è figlio del benessere sopraggiunto e dell’ interesse privato prima di tutto.
Nel 1985 arriva la prima legge sul condono edilizio (legge n.47). Il fenomeno presenta caratteristiche talmente vaste che il Governo non può che prenderne atto. La politica del ripristino delle regole e dell’ ordine non viene caldeggiata, anzi, si decide di condonare gli abusi dando avvio ad un vero e proprio mercimonio del perdono statale; la più grande svendita del territorio mai attuata, senza considerare il danno arrecato alla società, all’ ambiente e all’ economia.
Attualmente con la sopraggiunta crisi globale si riaffaccia alla porta una terza generazione di abusi che per certi versi assomiglia molto alla prima; con la perdita del lavoro molte famiglie tornano ad occupare illegalmente alloggi popolari o a costruire senza permessi piccole abitazioni su terreni di proprietà. Questo fenomeno si è acuito con l’ attuale situazione economica ma prosegue fin dagli anni ’80, in maniera più o meno evidente; nel 1994 e nel 2003 sono stati attuati altri due condoni edilizi. Condonare significa ammettere di non avere controllo del territorio, mettere a rischio di vita migliaia di persone, lasciare nelle mani degli sciacalli il futuro del nostro paesaggio e dell’ ambiente.
I privati hanno largamente approfittato del permissivismo delle istituzioni ma lo Stato ha le sue colpe; è dagli anni ’70 che non si avvia una politica seria di edilizia pubblica che contrasti il mercato privato, calmierandone i prezzi e ponendo un freno alla speculazione selvaggia. Le attuali edilizie convenzionate o ERP (edilizia residenziale pubblica) vengono coraggiosamente inserite nei piani urbanistici ma poi le cooperative non trovano i fondi per affrontare le innumerevoli spese (anche burocratiche)…quindi? Che fare?
Dalla nascita della Repubblica sono 4,5 milioni i casi accertati di abuso (75.000 all’ anno, 207 al giorno!). Il dramma è che se ne stimano altrettanti non regolarizzati che costituiscono un vera e propria emergenza paesaggistica e sociale..non è mai troppo tardi per intraprendere un percorso virtuoso e credo che il Piano Clini contribuisca a mettere un primo freno a questo fenomeno che fa parte della nostra tradizione, una tradizione non buona, della quale faremmo volentieri a meno.
riferimenti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/30/abusivismo-edilizio-la-camorra-a-volla/148913/
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