Domani inizia la settimana più lunga di Milano: la settimana del Salone. Dal 9 al 14 aprile infatti Milano ospita come tutti gli anni il Salone Internazionale del Mobile. La città viene invasa da orde di designer, di curiosi e di turisti accorsi da ogni parte d’Europa e non per vedere le ultime tendenze in campo di arredo, design e lifestyle.
Il fenomeno a mio avviso più interessante del Salone è il cosiddetto Fuorisalone: un evento nell’evento, che si svolge all’interno non di una fiera, ma negli spazi pulsanti della città. La contaminazione tra le aziende e la città con i suoi spazi e i suoi ritmi ha dato vita negli anni ad un ottimo risultato che si è infatti diffuso e moltiplicato in varie aree della città.
Il Fuorisalone riscrive il concetto di spazio pubblico e ridefinisce la percezione della città da parte di chi tutti i giorni la vive. Se si assume lo spazio pubblico come lo spazio sottoposto allo sguardo della comunità e la città come palcoscenico della società allora durante la Design Week spazi impensabili e nascosti divengono più pubblici di piazza Duomo e il palcoscenico della società divengono corti interne fino a ieri dimenticate, seminterrati abbandonati, ex spazi lavorativi, capovolgendo così il ruolo dello spazio e le sue destinazioni d’uso.
In questi cinque giorni il ruolo attivo della cittadinanza attraverso le pratiche urbane diviene strumento di modificazione (e quindi di progettazione) della città. I visitatori infatti si spingono all’interno di tutti gli interstizi urbani alla ricerca della novità con i loro modi d’uso proponendo così usi alternativi degli spazi e della città. Spazi intimi ed esclusivi divengono teatro della nuova proposta in termini di prodotto, luoghi fino ad oggi quasi sconosciuti vengono resi pubblici. Ciò che ieri era privato diviene pubblico, ciò che era esclusivo diviene accessibile, ciò che era celato diviene visibile.
In questa settimana di aprile la città diviene finalmente una città viva e pulsante che si mostra per quello che potrebbe essere tutto l’anno: una città creativa, sorprendente, artigiana, del fare, affascinante, accogliente, cosmopolita, in una sola parola contemporanea. L’auspicio perciò è che dal 15 aprile tutto non ritorni come prima e che ciò che è stato “pubblico” per questi pochi giorni non ritorni ad essere “privato” per il resto dell’anno, ma conservi un po’ di quel carattere pubblico che renderebbe Milano una città davvero contemporanea.
Per approfondimenti:
http://www.greenvolts.it/ita/pagine/glossario-pratiche-urbane/spazio-pubblico
http://www.cosmit.it/it/salone_internazionale_del_mobile
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