Sto "sfogliando" una rivista di architettura online quando vengo rapito da un progetto in particolare. Non è tanto una soluzione volumetrica, piuttosto che una determinata finitura che focalizzano la mia attenzione. E' il titolo col quale il progetto viene annunciato: "la prima commissione del giovane architetto [...] è una casa per una coppia [...], progettata senza alcun limite di budget né di tempo, ma solo per rispondere alle esigenze del cliente". La domanda mi sorge spontanea: e allora quando il budget o il tempo sono limitati il progetto non è in grado di rispondere alle esigenze del cliente?Non credo. Ci sono miriadi di progetti a basso impatto economico che soddisfano appieno i desiderata del cliente e altrettanti con budget ben più generosi che non sono riusciti a centrare i bisogni del cliente.
La questione alla base è diversa. Si tratta di determinare quanto un architetto sia in grado di individuare le richieste del cliente (e successivamente -ma solo successivamente- tradurle in spazio abitabile) e soprattutto quanto questo architetto sia in grado di educare il cliente -nel breve tempo a disposizione- per metterlo in condizione di comprendere di cosa abbia bisogno e quali servizi riceverà dal professionista. (*) Ecco allora che il ruolo dell'educazione del cliente prende prepotentemente il sopravvento all'interno della questione. L'architetto deve saperne di statica, di composizione, di storia dell'arte, etc ... ma innanzitutto deve saperne di ...committenza. Il primo passo verso un progetto infatti lo si muove con l'incontro con il cliente. E da lì -passando per preventivo e incarico- inizierà un percorso insieme all'interno del quale occorrerà lavorare in team per raggiungere l'obiettivo. E così anche il feeling risulta essere fondamentale.
Il ruolo dell'architetto spesso è relegato alle fasi già avanzate del progetto e non alle fasi preliminari, fasi in cui il suo contributo potrebbe risultare determinante. E la scelta di attribuire l'incarico già nelle fasi iniziali, la può fare solo il cliente una volta compreso il ruolo che l'architetto potrebbe avere e il contributo che potrebbe portare.
Come ben descritto nel Architect’s Handbook of Professional Practice, la guida pratica pubblicata dall'Istituto Americano degli Architetti, il primo scoglio da superare è il far comprendere al cliente che l'architetto si occupa del progetto come processo e non del progetto come prodotto[1]. Anche gli architetti inglesi si sono occupati del tema ed hanno paragonato la crociata per l'educazione del cliente ad una guerra all'ignoranza da combattere con le armi della conoscenza, della trasparenza, della comunicazione, etc... La necessità di educare il cliente risulta improrogabile da un sondaggio pubblicato dall'AJ -Architects Journal- che dimostra come -tra gli altri dati raccolti- nell'86% dei casi il cliente non ha idea che l'architetto scelga, negozi e gestisca l'impresa costruttrice.
E allora prepariamoci a combattere. In questa guerra i clienti sono i nostri alleati. I nemici sono tutti gli ostacoli che si frappongono nella comunicazione tra noi architetti e i clienti. E gli strumenti sono molteplici, dalla comunicazione alla trasparenza, dalla chiarezza dei ruoli ad un management impeccabile. Iniziamo allora a condividere gli strumenti. A tal proposito a questo link trovate alcune schede estrapolate dal Architect’s Handbook of Professional Practice, la guida pratica pubblicata dall'AIA, dove si affrontano le tematiche legate all'educazione del cliente. Fatene buon uso ed educate i vostri clienti. Ne beneficeremo tutti.
(*) La questione si potrebbe porre anche al contrario, ovvero quanto un cliente è bravo ad esplicitare i propri bisogni oltre che le proprie risorse al professionista. Proprio in questa direzione si muove il sito del RIBA, che in una pagina dedicata indica le regole base per il cliente per comprendere se ha effettivamente bisogno di un architetto e se sì come può comunicargli al meglio i propri bisogni.
Per approfondimenti:
Contributo sul sito del RIBA -Royal Institute of British Architects- dove vi è un decalogo di domande che il cliente si dovrebbe porre prima di intraprendere un rapporto di lavoro con un architetto. Domande assolutemente utili anche all'architetto...
http://www.architecture.com/FindAnArchitect/Workingwithanarchitect/HowdoIuseanarchitect.aspx
Sezione Best Practices del sito AIA, capitolo 06 Marketing and Business Development
http://www.aia.org/practicing/bestpractices/AIAB104919
Post sulla silente guerra all'ignoranza che gli architetti si trovano a combattere ogni giorno
http://www.businessofarchitecture.com/marketing-for-architects/architects-facing-silent-war/
Decalogo delle cose che un architetto deve sapere fare su Houzz
[1]Clients view "design" as the core competency of architects. Clients view "design" as a product—a noun—whereas architects view "design" as a process—a verb. As a result, clients do not recognize the value of architects until it is time to produce "the design," well after the formative stages of a project. (Thinking Like a Client, part of Architect’s Handbook of Professional Practice, AIA)
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